Breve storia dei Tarocchi francesi (seconda parte)

Tarocchi marsigliesi – Tra Seicento e Settecento

Nonostante il nome con cui sono universalmente conosciuti, i Tarocchi marsigliesi non sono nati a Marsiglia, né la cittadina francese fu mai il principale centro di produzione di questi mazzi. Fu lo storico Romain Merlin a coniare l'espressione “Tarot de Marseille”, che tuttavia entrò nell'uso comune solo a partire dal 1930: in quell'anno infatti Paul Marteau, direttore della ditta Grimaud, ribattezzò con questo nome una riedizione del Tarocco di Nicolas Conver, stampato per la prima volta a Marsiglia nel 1760. Fino ad allora, tutti i mazzi con quelle stesse caratteristiche erano invece noti “Tarocchi italiani”.

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L'esemplare realizzato da Conver è diventato celebre, ai nostri giorni, in quanto prototipo del mazzo ricreato dall'autore cileno Alejandro Jodorowsky assieme a Philippe Camoin. I Tarocchi di Nicolas Conver vengono quindi considerati un punto di arrivo nell'evoluzione dei Tarocchi di Marsiglia, ma in realtà essi non fecero altro che riproporre, senza variazioni di sorta, un'iconografia già ampiamente utilizzata dagli stampatori precedenti: quando Conver diede alle stampe il suo mazzo, la tradizione marsigliese si era già consolidata da tempo.
Dunque, dove e quando fu ideato il modello marsigliese? Gli storici delle carte da gioco concordano oggi nell'affermare che il prototipo del Tarocco di Marsiglia è il mazzo prodotto a Parigi da Jean Noblet verso la metà del Seicento (vedi articolo precedente). In realtà, come abbiamo visto, Noblet non aveva inventato nulla di nuovo, ma aveva semplicemente riprodotto un modello milanese più antico. Tuttavia, non essendo giunto fino a noi un mazzo completo di Tarocchi milanesi, non è possibile sapere fino a che punto Noblet si mantenne fedele al modello che aveva adottato. Non si può neppure affermare che i Tarocchi di Noblet siano stati i primi a presentare le caratteristiche tipiche dei marsigliesi: infatti, come già abbiamo detto, gran parte dell'amplissima produzione di Tarocchi dell'epoca è andata perduta per sempre, e i rari mazzi sopravvissuti non rappresentano che una pallida traccia di quella storia gloriosa.    


Gli enigmatici Tarocchi di Chosson
Oltre a quello di Noblet, conosciamo un altro mazzo a buon diritto definito “marsigliese”, ovvero il Tarocco di François Chosson, di cui si conserva un esemplare completo all'Historisches Museum di Solothurn, in Svizzera. Questo mazzo è quasi identico a quello di Nicolas Conver del 1760 ma è sicuramente anteriore a quest'ultimo, benchè la sua datazione sia controversa. Sulla carta del Due di Denari, infatti, oltre al nome del fabbricante compare l'enigmatica scritta “1c72”: questa dovrebbe essere la data di produzione e, in quanto tale, è stata interpretata dagli storici come “1672”; tuttavia non si comprende il motivo per cui il numero “6” sarebbe stato trasformato nella lettera “c”. Non vi è alcun riferimento al luogo di stampa. Sulle carte del Carro e del Due di Coppe, inoltre, compare il monogramma G.S., forse un riferimento all'intagliatore.  

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Tutti questi particolari sembrano in contraddizione tra loro. François Chosson, infatti, è documentato come stampatore attivo a Marsiglia tra il 1734 e il 1736, mentre le iniziali G.S. potrebbero riferirsi al maestro cartaio Guillaume Sellon, anch'egli documentato a Marsiglia ma in un'epoca precedente, dal 1676 al 1715. Di fronte a queste ambiguità nella datazione del mazzo, gli studiosi hanno infine ritenuto di farlo risalire al 1736: il 21 aprile di quell'anno, infatti, Chosson depositò due copie del foglio che riproduceva il mazzo stesso. Rimane tuttavia insoluto l'enigma della scritta “1c72”: non è così azzardato supporre che sia una sorta di “messaggio cifrato”, piuttosto che una data. In effetti, considerando vari dettagli presenti sulle carte marsigliesi, alcuni studiosi hanno ipotizzato l'appartenenza di uno o più stampatori dell'epoca a logge massoniche.

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Se si mette in discussione la datazione precoce del mazzo di Chosson, allora il più antico esemplare di Tarocco marsigliese, dopo quello di Jean Noblet, è costituito dal mazzo di Pierre Madenié: come attesta la carta del Due di Denari, esso risale infatti al 1709.

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Nel 1713 fu poi stampato il mazzo di Jean-Pierre Payen, originario di Marsiglia ma emigrato ad Avignone. I Tarocchi di Payen presentano qualche differenza rispetto a quelli di Madenié e di Chosson. Risale più o meno alla stessa epoca il mazzo di Jean Dodal, attivo a Lione dal 1701 al 1715.  

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A partire dal secondo decennio del Settecento, il modello marsigliese iniziò ad essere prodotto anche fuori dai confini francesi, ovvero in Svizzera, Piemonte e Lombardia. In alcune regioni furono realizzate delle varianti rispetto al modello originario, che tuttavia non ebbero grande risonanza fuori dalle specifiche aree di origine. Tra queste, sono comunque degne di nota la variante di Rouen, prodotta dallo stampatore Adam De Hautot nei primi decenni del Settecento e molto apprezzata in Belgio, e quella di Besançon, che continuò ad essere prodotta in maniera copiosa per buona parte dell'Ottocento, diffondendosi soprattutto nelle regioni orientali della Francia. I Tarocchi di Rouen sembrano ricalcare quelli di Jacques Vieville, seppure in modo più rozzo e con diverse variazioni sul tema. Nei Tarocchi di Besançon, peraltro molto simili ai marsigliesi, Giove e Giunone sostituiscono il Papa e la Papessa.  

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NOTA BENE
: Le informazioni contenute nell'articolo sono tratte dal libro «Storia dei Tarocchi» di Giordano Berti.
Le immagini dei Tarocchi sono tratte dal web.